CO-LIVING

Tulou, la startup che coniuga tecnologia e comunità per un nuovo modo di abitare

La startup, che ha appena chiuso un round da 5,5 milioni, si propone come primo serviced living operator ‘collaborativo’ in Italia. Entro il 2024 gestirà a MIlano 350 residenze secondo il modello del co-living

Pubblicato il 17 Mag 2022

Una nuova startup, Tulou, punta a sviluppare il Co-living e social housing italiano. A partire da Milano, la sua città natale.

Tulou, che prende ispirazione e nome dalle abitazioni contadine collettive edificate in Cina tra il XV e il XX secolo, diventate nel 2008 Patrimonio Unesco, vuole coniugare tecnologia, comunità e progettazioni degli spazi interni, per dare una risposta efficace al bisogno dell’uomo di stare insieme e condividere.

Il modo di abitare le città sta cambiando, innanzitutto per ventenni e trentenni, studenti, professionisti, giovani coppie. E, chissà, magari anche per persone più mature ma aperte al cambiamento nello stile di vita.

Finora le uniche possibilità – per chi non vuole o non può acquistare una casa – consistevano nell’affittare un appartamento o una stanza, a volte anche un posto letto, da un locatario privato. Ma con lo sviluppo di società e start up, piattaforme e App, specializzate nel PropTech, accanto a queste sistemazioni ‘tradizionali’ si stanno sviluppando sempre più altre soluzioni residenziali innovative, come Co-living e social housing.

Co-living e social housing, nuovi modi di abitare

Non più appartamenti affittati da un privato – che magari è la persona più squisita del mondo, o piuttosto si fa pregare per mesi prima di sostituire un frigorifero rotto –, ma gestiti a decine e centinaia da società specializzate, spesso con spazi in comune come la cucina, un’area living, a volte anche terrazzo e palestra.

Un altro valore aggiunto è che vari servizi, come le pulizie, la tintoria, le utenze domestiche, e altro ancora, possono essere condivisi e suddivisi, per spendere meno. In Italia siamo ancora ai primi passi, ma stanno accelerando. Una nuova tendenza che porta allo sviluppo di nuove start up, che a loro volta alimentano la crescita del settore, nuovi modi e stili di abitare.

È il caso di Tulou, che si ripromette di cavalcare l’onda, in un mercato PropTech che appare vasto come un oceano. Rappresenta il primo serviced living operator ‘collaborativo’ in Italia, che promuove e gestisce “soluzioni residenziali innovative, che mettono al centro l’esperienza dell’abitare e il benessere psico-fisico dei residenti, attraverso la collaborazione e la riscoperta del senso di appartenenza a una comunità”, rimarcano dalla start up milanese.

Un aumento di capitale per 5,5 milioni per Tulou

In pratica, Tulou ambisce a introdurre sul mercato italiano un nuovo modello di gestione per tutti coloro che ricercano un format abitativo più soddisfacente, grazie a spazi e servizi progettati ascoltando le esigenze e i desideri delle comunità residenziali di riferimento.

Fondata da Andrea Colombo, Vittorio Mauri, Santo Bellistri e Linda Maroli, la società PropTech “nasce dall’idea di accogliere le persone che desiderano riscoprire il valore delle relazioni sociali come risposta alle difficoltà e alla solitudine del vivere urbano”, spiegano i giovani imprenditori e innovatori.

Tulou ha già raccolto un aumento di capitale per 5,5 milioni di euro guidato da PFC, family office della famiglia Marzotto, insieme ad altri family office e investitori privati, tra cui figurano, tra gli altri, Wellness Holding di Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, Storm della famiglia Corti, il Gruppo Colombini, Ithaca Investment, la Fidim della famiglia Rovati, la Ghilo di Angelomario Moratti, Gellify, Azimut Digitech Fund e Invictus Capital.

Un’iniezione di risorse e di fiducia con cui la società PropTech si occuperà di “rigenerazione urbana e di trasformare e gestire immobili già esistenti, che saranno destinati all’affitto e si baseranno sul modello del social housing”, spiegano i promotori.

La casa diventa un sistema intelligente di well-living

Del resto, le grandi città sono piene di immobili e interi palazzi da riqualificare, a volte recuperare, ristrutturare, per aprirli a queste nuove forme di abitare e di locazione. La proposta e promessa è quella di vivere meglio a costi sostenibili grazie alle tecnologie digitali. Gli eventi e iniziative, i servizi condivisi, i gruppi d’acquisto per la spesa, le altre esigenze abitative e quotidiane vengono ad esempio gestite attraverso un’App.

In questo modo, la casa diventa un sistema intelligente di well-living progettato ascoltando le esigenze dei residenti, con servizi e strumenti sia fisici che digitali che abilitano la comunità, l’armonia e la crescita personale dei residenti, migliorandone la qualità della vita.

Target di studenti e professionisti, ma non solo

Tulou ha già sottoscritto contratti di gestione per tre immobili a Milano che saranno riqualificati, “nel rispetto di elevati standard qualitativi e di sostenibilità” precisano gli startupper, e messi sul mercato tra la metà del 2023 e l’inizio del 2024 per un totale di 350 unità tra appartamenti e stanze. Altro che la nonna che mette in affitto la casa lasciata libera della nipote volata all’estero. Altro che abitare ognuno nel proprio ‘guscio’, e magari fare fatica a pagare l’affitto e per di più soffrire di solitudine: il social housing promette di mettere in comune diversi vantaggi e pochi svantaggi, favorendo la socialità tra co-inquilini e i loro amici e conoscenti.

Per Tulou l’inaugurazione del primo edificio – con progetto di ristrutturazione dello studio internazionale Arup – è programmata per il 2023 in viale Monza, nel quartiere Nolo, il nuovo urban district a Nord-Est della città (‘Nolo’ sta per ‘Nord Loreto’, il piazzale milanese che fa da confine verso il centro), e sarà destinato a un target di studenti e professionisti.

Nolo è il classico esempio di un’area metropolitana che fino a qualche anno fa era piuttosto degradata e ben poco attrattiva, mentre ora i vecchi palazzi vengono ristrutturati e riammodernati, locali, negozi e ristoranti spuntano come funghi.

Le soluzioni ‘miste’, sempre con spazi di comunità

Gli immobili di Tulou “saranno destinati esclusivamente all’affitto” spiegano gli startupper, e si caratterizzeranno “sia per i diversi servizi e spazi comuni a disposizione dei residenti come la palestra, il co-working, i terrazzi con orti e piscine, le cucine condivise, la sala cinema, sia per un concept fortemente influenzato dalla concezione di spazio come luogo per favorire la crescita armoniosa dell’individuo e delle relazioni sociali che avvengono al suo interno”.

Gli immobili andranno a soddisfare le esigenze di diversi target di riferimento: famiglie con bambini, coppie, giovani professionisti, studenti o soluzioni miste, sempre con una forte caratterizzazione dei servizi e degli spazi di comunità.

Obiettivo: da Milano verso le altre grandi città

“Abbiamo deciso di lanciare Tulou consapevoli della necessità di un nuovo modello abitativo” osserva Andrea Colombo, co-fonder e Ceo della startup: “la solitudine, l’ansia e la perdita di senso di appartenenza sono alcune ‘ferite’ sociali che vogliamo contribuire a guarire attraverso il nostro format abitativo poiché siamo fortemente convinti che la società sia il riflesso dell’edificato. Per rendere tutto questo possibile abbiamo trovato operatori privati e istituzionali che hanno accolto con entusiasmo la nostra visione di operatore che pone al centro l’individuo e i suoi bisogni”. Insomma, eremiti e solitari cercate una sistemazione altrove.

Tulou punta ad aprire nuovi immobili non solo a Milano ma anche in altre città come Roma, Bologna, Firenze e Torino, dove è alla ricerca di immobili da gestire o acquistare replicando il modello milanese.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, imprese, tecnologie e innovazione. In oltre 20 anni di attività, ho lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Mi piacciono i progetti innovativi, il teatro e la cucina come una volta.

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