L'ANALISI

Il Proptech non è (solo) tecnologia ma un cambiamento di mentalità

La trasformazione digitale che stiamo attraversando non è una semplice “fase PropTech” del settore immobiliare, ma qualcosa di molto più grande, che coinvolge le persone. E che fa del Proptech un fenomeno culturale più che un cambiamento tecnologico

Pubblicato il 20 Apr 2022

Il PropTech è un argomento difficile, dai confini molto labili. Da Brangelina (la celebnre ex coppia Brad Pitt e Angelina Jolie) in poi, le crasi come PropTech funzionano molto bene in termini di marketing, “fanno tendenza”. Tuttavia, per molte persone che operano nel mercato immobilare da tempo, probabilmente già 10 anni fa PropTech era una realtà, prima ancora di prendere questo nome.

La digitalizzazione del real estate certamente non è un meccanismo nuovo per l’industria quanto lo può essere il suo nuovo nome. Ne abbiamo  parlato con James Dearsley di Unissu per capire di più sulla genesi, l’evoluzione e le prospettive per questo mercato in crescita vertiginosa.

James Dearsley di Unissu e il professor Andrew Baum dell’Università di Oxford hanno per primi provato a codificare questo neologismo e cosa significasse effettivamente per il settore. La loro prima definione suonava più o meno come segue: “PropTech è una piccola parte della più ampia trasformazione digitale del settore immobiliare”( Baum e Dearsley, 2017).

La trasformazione digitale che stiamo attraversando, quindi, non è una semplice “fase PropTech” del settore immobiliare, ma qualcosa di molto più grande. Si tratta piuttosto di “un movimento che guida un cambiamento di mentalità all’interno del settore immobiliare e dei suoi consumatori per quanto riguarda l’innovazione guidata dalla tecnologia nell’assemblaggio dei dati, nelle transazioni e nella progettazione di edifici e città”. La componente “-tech” della crasi, quindi, non necessariamente implica un cambiamento di tecnologia, ma principalmente un cambiamento di mentalità e approccio alla tecnologia.

L’altoparlante intelligente che molte persone stanno introducendo nelle proprie case non è PropTech. PropTech si occupa dell’intero ciclo di vita dell’edificio, che va dall’individuazione e acquisizione del terreno dove costruire alla pianificazione, alla costruzione, al trasloco, alla vendita, alla locazione e infine alla gestione di tutti gli edifici che costituiscono le nostre città. Quelle città che riescono a mettere in rete questi meccanismi del settore immobilare e a creare sistemi integrati che consentono scambi di informazioni tra diversi edifici prendono il nome di “smart city”.

È interessante osservare come le componenti edilizie delle città siano interdipendenti con una serie di altri sistemi urbani (ad esempio quello dei trasporti pubblici e della mobilità privata), per cui l’innovazione in questo settore non può prescindere dal mettere in contatto settori diversi e dal creare nuove complementarità.

Questo è ciò che spiega il PropTech come un fenomeno soprattutto culturale, che tante volte implica semplicemente avere “vecchie” tecnologie, ma usarle in un modo totalmente diverso rispetto a quello tradizionale. E questa è solo una questione di mentalità, di evolvere con i processi più che con le tecnologie e i mezzi materiali.

Dearsley ammette che: “Se fosse solo un cambiamento tecnologico, sarebbe relativamente facile, ma abbiamo a che fare con persone, e abbiamo anche a che fare con persone in diverse fasi dell’innovazione e della trasformazione digitale ed è per questo che non si tratta di un rapido cambio che si risolve in un anno. In alcuni casi stiamo parlando di intere generazioni coinvolte nel cambiamento, questa è la parte interessante.”

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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Chiara Tagliaro

Ricercatrice del REC - Real Estate Center | Politecnico di Milano e co-founder dell'Italian PropTech Network

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Rossella Silvestri

Collaboratrice del Real Estate Center e dell'Italian PropTech Network al Politecnico di Milano.

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