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Proptech in Italia, le startup e scaleup crescono a due cifre ma sono ancora poche rispetto all’Europa

Nel 2020 è stato registrata una crescita del 70% di nuove società proptech dopo il boom del 2019 (+149%): quelle operative sono circa 160. Ancora poche rispetto a Gran Bretagna ma anche Francia e Spagna. I numeri del primo trimestre 2021 segnalano un incremento del 15%. I modelli di business

Pubblicato il 05 Giu 2021

Stefano Bellintani

Responsabile Operativo dell’Italian Proptech Network (IPN)

Photo by Tierra Mallorca on Unsplash

Secondo le ultimissime rilevazioni dell’Italian Proptech Monitor (maggio 2021), in Italia operano più di 160 realtà, tra startup e scaleup, che offrono servizi innovativi al mondo immobiliare e delle costruzioni secondo l’interpretazione-definizione che il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano dà del settore: “soluzioni, tecnologie e strumenti per l’innovazione dei processi, dei prodotti, dei servizi e del mercato nel real estate”.

Startup e scaleup Proptech in Italia: + 70% nel 2020

Procedendo dal 2018, nel 2019 è stato registrato un + 141% di nuove realtà Proptech operanti in Italia e un ulteriore + 70% nel 2020. Dopo il boom del 2019, la pandemia ha rallentato il rapido trend di crescita in atto; e ad oggi, sostanzialmente a metà del 2021, si registra un incremento pari al 15% circa sull’anno precedente.

Tralasciando ogni ragionamento in merito ad eventuali contesti più o meno favorevoli allo sviluppo del settore Proptech, occorre precisare che, al di là dell’univocità ormai acclarata sul termine, possono sussistere diverse interpretazioni che inevitabilmente incidono sulla perimetrazione del campo e dunque sui relativi numeri.

Startup e scaleup Proptech, sono soprattutto in Nord Italia

Un’ottima fonte, che dunque attiene ad una uniformità interpretativa, è l’Osservatorio Proptech dei Paesi Europei di UNISSU. In questo contesto, possiamo stimare che l’Italia conti oggi un numero di circa 120 società Proptech, ancora lontano dal numero espresso da realtà quali il Regno Unito (oltre 1.000), la Francia (poco meno di 600), la Spagna (oltre 400), la Germania (poco meno di 400), i Paesi Bassi (oltre 300).

Per quanto attiene alla distribuzione geografica delle Proptech nel nostro Paese, più del 70% ha avuto origine in una città del nord Italia; al centro e al sud sono state fondate, rispettivamente, il 14% e il 5% delle realtà. Nello specifico, i dati evidenziano come ben il 45% delle realtà sia stata fondata nella città di Milano, esprimendo una rilevantissima concentrazione del “Proptech” nel capoluogo lombardo.

Pochi ancora i modelli di business esportabili

La porzione restante (11%) riguarda le Proptech nate fuori dai confini nazionali. Per ora, pertanto, si tratta di un settore sostanzialmente domestico; ancor di più se si considera che molte di queste realtà sono riconducibili a founder italiani che, per diversi motivi (fiscalità, burocrazia e accesso a finanziamenti, in primis), hanno fondato la loro società all’estero, sviluppando, dapprima, il loro business in quei Paesi, per poi tornare a svilupparlo nel territorio di origine. Allo stesso tempo occorre anche registrare la difficoltà delle Proptech italiane a imporsi fuori confine. Poche sono le realtà con modelli di business esportabili ed effettivamente esportati all’estero; molto poche quelle che sono riuscite a ottenere successo.

 

Figura 1. Numero di Proptech in Italia – (Fonte: Italian Proptech Monitor 2020, Politecnico di Milano, DABC).  

2020, l’anno della svolta

Nel 2019, alla scala globale, il mercato PropTech valeva 27 miliardi di dollari. Nel 2020 la pandemia ha determinato un’inversione del trend di crescita dei 4 anni precedenti; in particolar modo, nella seconda parte dell’anno (figura 2). I numeri del primo trimestre 2021 riportano sostanzialmente gli investimenti al 2018 e per il momento non si capisce quanto ci vorrà per riprendere il passo.

Potremmo dire che il 2020, a tutti gli effetti, rappresenti una sorta di spartiacque; un nuovo punto di partenza che obbliga ad assumere nuovi punti di osservazione. Gli sconvolgimenti a livello mondiale, oggi pur attenuati ma non ancora esauriti, hanno imposto una sorta di pausa di riflessione; davvero molto complicato dare dei numeri che guardano al futuro, in un quadro che richiama regole del gioco in profonda rivisitazione.

Tuttavia si può facilmente immaginare che la tecnologia continuerà il proprio percorso pervasivo, inarrestabile; anzi, verosimilmente, ci sarà una decisa accelerazione proprio a causa delle recenti contingenze che hanno abbattuto molte barriere culturali ed imposto una “presenza” tecnologica sempre più ingombrante, nel quotidiano di ciascuno di noi.

Che il Propteh possa cominciare a passare concretamente “all’incasso” nella seconda parte del 2021 o forse solo con il 2022, quando si spera che ci saremo lasciati alle spalle questa pandemia? Molto difficile indicare con precisione delle tempistiche; ma, pur in termini generali, è certo che prima o poi accadrà.

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Stefano Bellintani
Responsabile Operativo dell’Italian Proptech Network (IPN)

Stefano Bellintani, professore di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Milano, membro del Real Estate Center (REC) del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito (DABC), Responsabile Operativo dell’Italian Proptech Network (IPN) e del Joint Research Center Proptech (JRCP) del medesimo Ateneo

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